7 Giugno 2015
Alpago Trail
Lasciato gli Appennini, domenica 7 giugno ho corso l’Alpago Trail a Puos D’Alpago e finalmente s’è cominciato a correre sopra i 2000 m.
Le manifestazioni in programma sono tre: Alpago trail di 61,5 km con 3800m +D , Alpago Ecomarathon di 43km con 2455m +D e Alpago 21K di 21,5km con 900m +D. Per tutte le tre corse hanno come partenza ed arrivo il centro di Pous D’Alpago. Questo minuscolo paesino è situato al centro di una conca circondata quasi completamente dalle Prealpi Bellunesi, chiamate anche Dolomiti D’Alpago, le cui cime superano, la maggior parte, quota 2000m, mentre a sud di questa conca si estende il lago di Santa Croce,il più esteso del territorio veneto.
Poco prima delle 6:00, ora della partenza, sono in zona ritrovo in piazza Papa Luciani , noto che gli Spiriti Liberi presenti alla “lunga” sono davvero pochi: 53 in tutto. In un primo momento ho pensato “Che ci faccio in mezzo a questi scalmanati, ho sbagliato zona di partenza!”.Chi correva a destra,chi a sinistra, allunghi: un riscaldamento folle. Pensando al meteo che dava per la giornata temperatura oltre i 30°C e che anche in quota ci sarebbe stato caldo ,il comportamento non mi sembrava molto pertinente visto che avevamo più di 60km di sentieri da calpestare. “Probabilmente sono in mezzo al fior fiore dei Top”. Dopo un breve briefing viene dato il via alle 6:00 precise. Gli scalmanati volano via sfruttando i primi chilometri quasi piatti, una vera truppa cammellata in battaglia. Nelle retrovie rimango insieme ad un piccolo gruppetto in cerca di un’andatura adeguata. Superato il quinto chilometro ci aspetta una lunga ascesa verso la cima Col Mat, dai 390m di zona Paludi ai 1928m della cima, più di 1500m di dislivello in poco più di 7km: una vera scalata. Con questa verticale credo si siano riscaldati per benino anche gli scalmanati che ci hanno preceduto. In cima si riprende fiato godendosi il panorama fantastico e al ristoro si cerca di recuperare un po’ di energie bruciate in quei chilometri di salita pazzesca. Dal gruppetto che mi ero aggregato dall’inizio sono rimasto solo, alcuni persi in salita altri più avanti, ognuno sale con il proprio passo. La discesa dal Col Mat è molto tecnica, richiede la massima concentrazione, in 4km si scende a quota 1150m verso Scalet Basa e qui si supera il primo guado attraversando il torrente Tesa. Ora per una decina di chilometri è tutto un saliscendi , si superano molte casere, prati erbosi e infine il secondo guado sul torrente Funesia. Da zona Cate, quota 1038m, si sale verso la cima Lasté a quota 2247m ancora in 7km. Inizio la salita in mezzo un faggeto dai fusti enormi poi nella pineta, il sentiero è ripido e pieno di foglie, in questo tratto verso l’alto i rumori sono solo della natura e del mio procedere faticoso, il cuore batte come un tamburo. Ho il tempo di riflettere, per girare alcune pagine o scriverne delle nuove. Salgo , davanti e dietro non vedo nessuno, lo sforzo muscolare è intenso, un vero connubio tra corpo e natura, la routine di tutti i giorni è accantonata, sono in viaggio. Uscito dal bosco si sale su un sentiero pietroso e panoramico che porta nella Val Salatis per poi attraversare un nevaio nella Val Sperlonga. Con la neve cerco di rinfrescarmi il più possibile, sono trascorse più di 7 ore dal via. Ancora un breve tratto di salita e arrivo alla cima, poco sotto sosto al rifugio Semenza, mi ricarico di energie e riparto in discesa. La discesa è infinita, oltre 15km fino ad arrivare al ristoro Due Ponti a quota 960m. Da questo ristoro mancano 15km all’arrivo, ancora una salita a quota 1400m del Monte Costa  poi la parte pianeggiante assolata che costeggia il lago di Santa Croce e l’alzaia destra del torrente Tesa. Gli ultimi chilometri corsi sotto il sole, un incubo, interminabili. Ho ripreso una decente vitalità all’ultimo km vedendo alle spalle un atleta in rimonta per la mia posizione. Chiudo la prova, dell’Alpago Trail, in volata in 11h:00’:20”.
Competizione assolutamente non affollata( non adatta per chi adora correre in compagnia) con panorami bellissimi e selvaggi, volontari tantissimi, le sole persone che vedevo. Unico neo le bevande degli ultimi km imbevibili per il caldo, utili solo per doccia.
Luciano Bottarelli