Marco alla Stralivigno

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Marco alla Stralivigno

Marco alla Stralivigno

E’ la terza volta che partecipo alla Stralivingo, gara di 21 chilometri tra i 1.800 ed i 2.000 metri di altitudine,

E’ la terza volta che partecipo alla Stralivingo, gara di 21 chilometri tra i 1.800 ed i 2.000 metri di altitudine, con percorso in parte su asfalto lungo la ciclabile di fondo valle, ma prevalentemente su sentiero e sterrato lungo entrambi i versanti dei monti che circondano Livigno.

Anche la 16^ edizione, come le due precedenti, parte dall’Aquagranda, zona lago di Livigno, per poi risalire, dopo un primo chilometro di lancio, lungo la ciclabile su strada per altri 5-6 chilometri. Questo tratto di strada ha un dislivello complessivo di circa una cinquantina di metri che si sviluppa alternando tatti in salita e tratti in discesa.

Dopo il ristoro del 7° chilometro si imbocca invece il sentiero sul versante sinistro, 70 metri di quota in poco meno di 700 metri di percorso, poi ancora salita fino a quota 1955 al chilometro 8,40.

Seguono 2 chilometri di saliscendi nel bosco prima di scendere di quota con decisione, tornare al fondovalle, passare sull’altro versante e proseguire per un altro chilometro (su asfalto) in leggera discesa fino al 12° chilometro.

Da qui riprende il sentiero e la salita, una cinquantina di metri di dislivello nell’arco di un chilometro, prima di affrontare la salita più dura, 300 metri e 76 metri di quota, pendenza di circa il 25%, fino a quota 1.995. Poi un alternarsi di ripidi strappi e brevi discese porta la corsa al punto più alto, a 2.025 m. di quota, al 16° chilometro. Nel chilometro e mezzo successivo il movimento del percorso si fa prevalentemente discendente, fino a che, da quota 1,993 metri, si imbocca un largo sterrato che, con ripide discese e tornanti, ritorna verso la zona di Aquagranda per l’ultimo tratto di strada fino all’arrivo.

Ma veniamo dunque alla mia gara: l’obiettivo prefissato è di chiudere con un tempo inferiore ad 1 ora e 50 minuti, migliorando di circa 1 minuto e 30 secondi il risultato 2014.

Ecco allora la strategia di corsa elaborata analizzando anche i passaggi ai vari chilometri dell’anno 2014:

  •  Recuperare venti-trenta secondi durante il tratto iniziale di ciclabile con ritmo medio 4:50/km senza però strafare tenendo conto delle difficoltà successive
  •  Recuperare altrettanto lungo le salite confidando dell’allenamento specifico in salita da aprile in poi finalizzato alla Monza Resegone
  •  Puntare decisamente sui tratti in discesa, prendendosi qualche rischio in più.

Alle 15:00 è ora del via dalla strada principale in posizione arretrata rispetto all’anno 2014. Il cartello del primo chilometro viene posizionato, tra lo sconcerto generale, ben 350 metri oltre la segnalazione del Garmin. Tale cosa si ripeterà sistematicamente anche per i chilometri successivi, salvo, miracolosamente riallinearsi al 13° chilometro, per ripresentarsi a quello successivo e fino alla fine.

Ovviamente questa considerazione sarà evidente solo alla fine e, in questi primi chilometri, cerco solo di tenere un buon ritmo. Mi manca il mio amico Gigio, con cui avevo corso gran parte del tempo lo scorso anno, che ho perso di vista in partenza, e che, certamente, avrebbe costituito un ottimo incentivo a sostenere il ritmo gara, ma devo fare da solo.

La giornata è bella, il sole si fa sentire caldo ma l’ostacolo principale è costituito dal vento contrario che soffia da sud-sud ovest a circa 25/km all’ora e anche più. Stringo i denti, prendo come riferimento un altro concorrente con la canottiera rossa e, dopo i primi 3 chilometri, assesto l’andatura a 4:50/km, ma nel secondo tratto di ciclabile le salite e discese si fanno più accentuate ed è più difficile mantenere il ritmo. Lungo la ciclabile vedo Martino [Palmieri] che fa il tifo, Antonio l’ho salutato al via, e rivedo mia moglie, le chiedo di Gigio, ma non l’ha visto passare, sarà dietro.

Al settimo ecco il ristoro e l’inizio della salita verso il bosco, credo ad occhio di aver raggiunto l’obiettivo fisato per il primo tratto di gara, ed ora sorpasso “canotta rossa” che ha esaurito la sua funzione e affronto i tornanti con decisione. Molti concorrenti rallentano vistosamente o camminano, io procedo bene, alcuni invece procedono molto rapidamente, uno in particolare con un piccolo zainetto mi supera di slancio verso la fine del secondo tornante, ma alla curva sono di nuovo sotto. Ecco il mio nuovo riferimento, lo chiamerò  “zainetto blu”. Mi faccio l’idea che stia facendo qualche allenamento, una specie di fartlek di montagna, alternando tratti veloci a tratti lenti. Ecco allora un elastico per molti chilometri, mi stacca, ma mi riporto sotto in salita, cerco di tenergli dietro in discesa, ma quando accelera è imprendibile, ma io dietro non mollo. Il bosco è bellissimo ed asciutto, i pini maestosi ed altissimi, il sentiero ben battuto, neanche troppi sassi, se mai sono le radici l’ostacolo di cui tener conto. Mi godo il fresco e poi di nuovo salita e discesa, il mio uomo è sempre là… ed io dietro.

E’ il decimo e comincia la discesa, il mio uomo riparte ed io dietro, fino ad un tratto molto più ripido, un passo attento e poi porto le spalle avanti, apro un poco e braccia e giù, in un attimo sono al ristoro e al cambio delle staffette [novità di quest’anno], acqua al volo e via lungo il piano. Nel chilometro in piano stacco “zainetto blu”, 4:36/km per il 12° chilometro, vengo superato da maglietta blu che si vanta della velocità ed impreca contro la montagna: cosa è venuto a fare a Livigno allora? Appena si ricomincia a salire lo supero immediatamente, comincia ora il tratto più duro e, poco dopo, eccolo il muro! Salgo però con agilità, un breve tratto di cammino e via di nuovo di corsa, credo proprio di aver fatto la differenza in questi 3 chilometri rispetto all’anno scorso quando cominciavo a pagare la fatica.

Questo versante è più esposto, in alcuni tratti uscendo dal bosco si riesce anche a godersi un bellissimo panorama, ma è vietato distrarsi troppo a pena di finire distesi per terra. Ora ho come punto di riferimento una ragazza che tutti salutano nei vari passaggi, ne deduco sia di Livigno, ma ecco riapparire “zainetto blu” che mi supera e… io dietro.

Siamo ormai al punto più alto, ci aspetta la discesa finale, mi ero ripromesso di affrontarla a tutta e così faccio, ma devo fare i conti con un piccolo crampo nella parte alta del polpaccio destro, che ho sentito nello scavalcare il ruscello. Allora cerco di tenere il passo leggero, spingendo in modo graduale e con appoggi sicuri per quanto la pendenza sia forte. “Zainetto blu” sta volando ora in discesa, affronto i tornanti e mi preparo ad imboccare di nuovo il sentiero nel bosco di larici allargando la curva. Mi infilo e sono veloce, nonostante il cambio di fondo e di pendenza, il crampo sta lì silente. Proseguo spedito e sono sicuro di avere un ulteriore vantaggio di almeno 15 secondi al chilometro rispetto all’anno precedente.

Sono ormai in fondo, si torna all’asfalto, un rapido sguardo al cronometro mi dice che forse sono oltre il tempo prefissato, ma, in realtà, non so esattamente quanto manca. Niente più calcoli allora, via per il lungo rettilineo, poi curva insidiosa, 4:08-4:10/km, poi ancora rettilineo, ponte di legno e curva a sinistra, cerco di indirizzarmi al traguardo, anche mia moglie è lì, ci sono in 1:49:36: obiettivo raggiunto e stracciato con 350 metri in più!

Serata di festa al pasta party con gli amici di Melegnano.

Ora non si scherza più, la Maratona di Berlino si avvicina, prossimo fine settimana primo lungo!!!

Marco Mariani

Marco alla Stralivigno

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