Marco Mariani alla Maratona di Boston

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Marco Mariani alla Maratona di Boston

Marco Mariani alla Maratona di Boston

Arriviamo all’aeroporto Logan venerdì 13 poco dopo le 13, la figlia dell’agente dell’immigration sta studiando a Bologna, lui stesso ci è stato fino alla settimana precedente, siamo già a nostro agio.”

122^ Boston Marathon – 16 aprile 2018

Arriviamo all’aeroporto Logan venerdì 13 poco dopo le 13, la figlia dell’agente dell’immigration sta studiando a Bologna, lui stesso ci è stato fino alla settimana precedente, siamo già a nostro agio.” Sì siamo qui per la Maratona” è la risposta alla domanda di rito, “farà freddo e pioverà” la considerazione che ci accompagnerà ad ogni incontro. Sono i giorni della maratona, Boston e tutti i suoi abitanti aspettano l’evento, più di 9.000 sono i volontari a vario titolo, tutti sono informati e fieri della Maratona più antica del mondo giunta alla 122° edizione!

Sabato all’Expo maratona i giubbini rossi celebrativi dell’edizione vanno letteralmente a ruba (100 USD!), una gran folla, la sera di domenica al Pre-Race party, attende ordinatamente il proprio turno per quasi un’ora di attesa, con temperatura prossima allo 0 e quella pioggerella ghiacciata che ci ha fatto “compagnia” per tutto il giorno e il vento da Nord Est che stacca le orecchie.

Nel corso della giornata abbiamo avuto il tempo di definire bene la strategia pre-gara, abbigliamento da gara, pantaloncini e canotta, termica mezza manica, manicotti, guanti e cappello per la pioggia; maglione di lana, tuta, sacchetto da indossare, poncho leggero, sacchetti ai piedi, chiusi con il nastro, per cercare di mantenerli asciutti fino alla partenza. Sveglia 5:15, colazione in stanza, preparazione, 6:35 navetta dell’albergo, poi metropolitana (e fin qui all’asciutto), poi deposito borse in Boylston Street, bus [7:30] per raggiungere il villaggio atleti di Hopktiton che raggiungiamo verso le 8:40.

Sosta ai bagni, attesa nel prato fradicio d’acqua, in fila con vento da Est e pioggia (fa un freddo cane), e poi via alle tende predisposte per l’attesa: stendiamo i sacchetti per terra e ci sediamo schiena contro schiena, è tutto fradicio d’acqua, ma almeno non ci piove in testa, siamo in tanti e non va poi così male. Alle 9:40 la chiamata per la Wave 2, 8.000 atleti lasciano l’accampamento per incamminarsi alla partenza e raggiungere i “corral”, io sono al 2, mio fratello al 6 ci salutiamo dopo aver lasciato i vestiti, il nastro alla caviglia, che chiudeva i sacchetti, non si rompe, dopo qualche tentativo lo lascio dov’è, il poncho però lo tengo.

Puntualissima alle 10:25 la partenza, la carreggiata non è grandissima procediamo con una corsa non velocissima malgrado la discesa, meglio così, strafare nei primi chilometri non è mai un affare, ma dopo un po’ le gambe vanno, le prime 3-4 miglia sono prevalentemente in discesa, anche se tutto il percorso è in realtà sempre ondulato, con pendenza varie in salita e in discesa. Tengo il ritmo intorno ai 4:40/km per aumentarlo lungo la discesa che segue dopo il terzo miglio. Superata la secca salita successiva, segue un tratto più regolare con variazioni di pendenza limitate che mi consente un’andatura più veloce intorno ai 4:35/km.

Tutt’intorno è bosco intervallato da piccoli villaggi che si annunciano da lontano con un boato ed incitazioni di ogni genere: c’è chi offre arance, cibo o acqua, ma i rifornimenti sono ad ogni miglio a partire dal secondo non c’è pericolo di rimanere senza. La pioggia poi imperversa, intesi scrosci improvvisi fanno piegare la testa malgrado il cappello, peraltro il poncho l’ho tenuto e vedo che questa scelta è stata seguita anche da molti altri anche se non mancano temerari e temerarie in canotta con gambe e braccia “viola” dal freddo.

Tra saliscendi arrivo alla mezza in poco meno di 1 ora e 39’, circa 1 minuto prima di quanto avevo pianificato, da lontano il boato questa volta è veramente forte, è il famoso bacio delle ragazze del Wellesley College, tra le quali campeggia il cartello “kiss me I’m all wet”.

Agli incroci in discesa spesso superiamo un vero e proprio fiume d’acqua, le mani sono fredde e non riesco più a prendere i gel e mi affido a ciò che distribuiscono modificando un po’ la strategia. Dopo la lunga discesa al 16° miglio si torna a salire, avevo previsto un rallentamento in questo tratto e comincio ad accusare un po’ di stanchezza: tengo duro in salita e cerco di scendere il più decontratto possibile in discesa tornando ad abbassare la frequenza cardiaca. Il raggiungimento dei due terzi di gara mi galvanizza, spesso divido mentalmente la gara in 3 parti e ne manca solo una!

Giungo al 30° chilometro in 2 22’01”, difficilmente potrò chiudere ancora una volta sotto le 3:20, corro a sensazione e torno a spingere percorrendo di buon ritmo i tratti in leggera discesa, preparandomi ad affrontare la cosiddetta “heartbreak hill” prima del 21° miglio. Il ritmo scende di nuovo lungo queste gobbe che mi portano alla cima, ma mi ributto di sotto quando la strada torna a scendere ed ho l’impressione di guadagnare posizioni, cosa che generalmente è un ottimo segno.

Ho sempre addosso il poncho e deciderlo di toglierlo soltanto alla fine, ogni volta che il vento lo solleva, sento una sferzata sulle gambe fino al bacino. Sono un po’ in difficoltà a strappare con i denti il gel che mi è stato porto. Ormai però la discesa dovrebbe essere prevalente anche se in realtà la strada è sempre ondulata. Siamo a Boston ormai con il 23° miglio, rimango concentrato, corro e comincio il conto alla rovescia delle miglia. Ormai si arriva, manca poco anche se il finale riserva lo scavalcamento della ferrovia, poi il sottopasso con relativa risalita e l’ultima breve salita ai 500 metri , dove approfitto per strappare il poncho, prima di svoltare verso il rettilineo finale.

Sto correndo veloce ora, tra due ali di folla e con l’abbrivio delle piccola discesa, recupero più posizioni che posso, alzo le braccia è il traguardo!

Sono contento, 3:22:03 non sono poi male nella maratona più difficile che abbia mai corso, bisognerà tornare e sperare in migliori condizioni, direi che l’infortunio dei mesi scorsi è recuperato!

Marco Mariani

 

 

 

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