Milano Marathon, un'ennesima "Ultima Volta"
Scongiurate le alte temperature, si temeva soltanto la pioggia, ma, alla fine, c’è stato solo qualche scroscio ed i 10 - 12 gradi hanno rappresentato le condizioni ideali per ottime prestazioni cronometriche. Così infatti è stato con l'affermazione nella gara maschile di Titus Ekiru in 2:04:46 record della gara e miglior prestazione sul suolo italiano (precedente sempre a Milano in 2:07:13), nonché quarta miglior prestazione mondiale del 2019, ed anche in quella femminile di Vivian Kiplagat in 2:22:25. Anche i nostri maratoneti di casa hanno ben figurato, era dall'edizioni di Milano 2013 che non si registrava un "en plein" di personal best! Angelo ormai "brianzolo" toglie molta polvere dal vecchio record di Dublino 2013, in 3:33:55, e segna uno strepitoso 3:28:06 [4:56/km] ed io nel mio piccolo riesco a migliorare di 3 piccoli secondi il personale di Vienna 2017 e portarlo ora a 3:14:06 [4:36/Km] con 2 anni in più sulle spalle.
Ma ecco la mia gara
Parto in griglia azzurra secondo settore, che raccoglie i maratoneti con tempo di accredito da 3:00:00 fino a 3:14:59, il che significa ritardo dallo sparo di 10 soli secondi, pista libera sin da subito.
Mi ero dato un obiettivo di 3:14:35: partenza lenta 4:40 per 3 chilometri, poi 4:37 fino al 30°, poi 4;35 fino alla fine, ma mi accorgo subito che, lì davanti, malgrado faccia ogni sforzo per andare piano, è praticamente impossibile mantenere le consegne. Continuo a cercare di non esagerare, mi faccio sfilare da una miriade di concorrenti, ma il passo medio è intorno ai 4:34 al 5° chilometro, 4:33 dal 5° al decimo con un incredibile 1:36:18 alla mezza con 1:15 di vantaggio sul programma di gara.
Nel frattempo scorre intorno il centro di Milano, i Bastoni di porta Venezia, due volte, il Duomo, San Babila, il Castello Sforzesco, La Triennale e poi il nuovo City Life, Il Portello, il Vigorelli con la nuova copertura. Di tanto in tanto incontro e saluto qualche amico che procede in senso inverso, come quando si corre nell'elastico di via Washington. Poi devo ringraziare i compagni di squadra di Euroatletica pronti ad incitare, il mio amico Matteo, per ben due volte e Luca [Micheli], nel finale, che mi dice di non mollare che il tempo è "mostruoso", mai come questa volta mi sono stati di aiuto nel sostenere il passo gara nei momenti cruciali.
Alla mezza tiro i remi in barca, voglio proseguire come da programma e se, al decimo, ero in 957esima posizione, alla mezza sono 933esimo e comincia quell'incessante e meravigliosa sensazione per la quale, mentre all'inizio ho lasciato sfilare un sacco di gente, piano piano diviene un continuo riprendere e superare. Il maratoneta esperto (ed ormai dopo 26 maratone posso considerarmi tale) sa che, da metà gara, quando ci si accorge che il saldo, tra coloro che raggiungi e superi e coloro che sopraggiungono da dietro, è ampiamente positivo, è il segnale che la gara sta procedendo per il verso giusto. Passerò infatti come 905esimo al 30° chilometro [- 52 dal 10°], ma 781esimo alla fine [-125 negli ultimi 12 chilometri]. In via Gallarate comincio a scorgere la ragazza olandese con i capelli rossi con la scritta Sparta sulla maglia che mi aveva superato chilometri prima, nel lungo rettilineo di Corso Sempione rimetto nel mirino (dopo lungo inseguimento) il ragazzo alto che corre con il kilt scozzese che mi aveva superato lungo la discesa di viale Curie al 12° chilometro e che supero prima della salita di viale Moliere, in pratica nello stesso posto.
Sono i chilometri finali, tengo un ottimo passo, ma temo il nuovo passaggio di via Pontaccio con l'ultimo lungo tratto di pavé prima del chilometro 39km, e poi l'asfalto, finalmente!
Passo al 40° in 3:03:48 nel rapido conto che faccio a mente penso di non farcela, qui trovo Luca, in mezzo alla strada, che mi sprona, tentiamo: sfrutto la leggera discesa lungo via Senato e via Mascagni spremendo un 4:31, lo sapevo, ma svoltato in viale Majno, con la leggera pendenza in salita, non vado più, il Garmin segna 5:00/km, do fondo alle ultime energie fino a 4:52 e raggiungo Corso Venezia al 42° con il crono a 3:13 ed una manciata di secondi. Non tutto è perduto, gli ultimi 200 metri si possono sparare ancora a tutta, cercando però un'azione rilassata (una parola che suona magari impropria dopo 42 chilometri) e non contratta per evitare il crampo sul rettilineo che comprometterebbe il risultato. Tutte queste cose sono proprio quelle che via via mi passano per la mente in questi interminabili ultimi secondi di gara. Tengo lo sguardo bello dritto e vedo il cronometro dell'arrivo che scorre istante dopo istante 3:14 poi 10, 11 .. 14 secondi passo, credo di avercela fatta tenendo conto del Tempo Reale.
Ne avrò certezza solo dopo, nello spogliatoio, 3:14:16 dallo sparo, 3:14:06 di Real Time, ancora una volta la forza di migliorare, anche se per soli 3 secondi.
Fino a quando? Non lo so, gli anni passano e sarà sempre più difficile, intanto, per ora, un'ennesima "Ultima Volta" guadagnata!
Marco Mariani