Quel viaggio chiamato Maratona

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Quel viaggio chiamato Maratona

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Se racconti che corri solo per divertirti e che il risultato .......

Quel viaggio chiamato Maratona

Se racconti che corri solo per divertirti e che il risultato cronometrico non ti interessa stai mentendo, prima a te stesso e poi agli altri. Se cosi’ fosse non passeresti il tempo a studiare tabelle, analizzare dati del garmin e studiare strategie di gara. Nel momento in cui ti appunti il pettorale entri nella competizione, magari solo con te stesso, ma sempre di competizione si tratta. Avere la consapevolezza dei propri limiti aiuta ad affrontare le gare ma e’ evidente che si gareggia proprio per superare quegli stessi limiti. Quando non vi si riesce bisogna accettare il verdetto, senza se e senza ma, fa parte delle regole del gioco. Se poi il gioco è intraprendere quel viaggio chiamato maratona le variabili sono talmente tante che incorrere in una delusione agonistica e’ condizione quanto meno possibile. Cio’ predetto pero’ le variabili non possono e non devono essere un’attenuante. Le condizioni meteo avverse, i problemi gastrici o intestinali, i crampi al 35esimo km come il battito cardiaco fuori controllo sono eventi altamente probabili in una competizione cosi’ lunga e impegnativa, vanno messe in conto nel momento in cui si decide di partecipare. E’ una gara dove porti il fisico al suo limite e oltre, se non ci fosse sofferenza, se non fosse cosi’ alienante e ai confini del misticismo non sarebbe una maratona e probabilmente non avrebbe lo stesso fascino.

Sono andato a Rimini a cercare il mio limite, consapevole dei miei mezzi e delle mie lacune. Ci sono arrivato dopo due mezze ad un buon ritmo per le mie possibilita’ e dopo una maratona di prova col freno tirato dove ho portato a casa un tempo decente e non ho dovuto interpellare tutti i santi che conosco. Ho scelto Rimini perche’ poteva essere un week end piacevole anche per la famiglia al seguito e , infatti, anziche’ farmi logorare dall’adrenalina, ho passato il sabato fra parchi gioco con la famiglia di Michele  e partite a pallone in spiaggia con i miei bimbi. Domenica mattina la sveglia di buon ora, il rituale della vestizione dopo una sbirciatina al cielo. Nuvole basse, temperatura nei limiti ma umidita’ fastidiosa… pazienza, le premesse per fare bene ci sono. Con Michele andiamo a piedi alla partenza, la maratona e’ ben organizzata e i romagnoli sono cortesi anche nell’organizzazione degli eventi sportivi. Ci schieriamo in partenza e dopo poco facciamo spazio agli spingitori di carrozzine che per un attimo ci riportano a considerare cosa e’ davvero la sofferenza. Alle 9 puntuali si parte e dopo qualche centinaio di metri gli stessi occupanti delle carrozzine sono schierati a fare il tifo per noi, l’emozione sale e il passo e’ veloce ma c’e’ tempo per assestarsi. Dopo un paio di km i miei figli a darmi il 5 , ancora il cuore in gola, non riesco a rallentare in un vortice di emozioni. Chiudo i primi 10 km sotto il tempo stabilito ma sto bene , non credo di aver speso troppo. Fino al 15esimo si costeggia il mare, la riviera e’ ancora scarsamente popolata e i km scorrono in un clima di festa. Dal 15 in avanti si svolta a sinistra, qualche sottopasso, qualche cavalcavia a spezzare il ritmo e in un attimo si e’ immersi nella campagna romagnola. Le nuvole si aprono, il caldo si fa intenso e l’umidita’ non da’ sensazioni piacevoli. Fino alla mezza pero’ tutto procede bene, passo con 5 minuti di anticipo sul tempo dell’ultima maratona e ancora non ho incontrato particolari difficolta’.  Ho la sensazione di spingere bene anche se in realta’ il ritmo e’ un po’ calato. I 5 km fra un ristoro e l’altro cominciano a essere tanti, il caldo fa la sua parte e arrivo sempre un po’ arso all’appuntamento con l’acqua. Al 27 esimo km si curva di nuovo e si torna a puntare il mare. Nessuna traccia della crisi che in altre maratone mi ha colpito a questo punto della gara. Procedo fiducioso rimandando di km in km il momento delle difficolta’, so che arriveranno ma sono pronto ad affrontarle. Questo sarebbe il momento di tirare il fiato prima dei km finali ma sono venuto qua a giocarmela e la gioco fino in fondo. Al 32esimo la fatica si fa sentire decisa, ho sete, fin qui ho sudato come un cavallo al palio di Siena. Il ristoro del 35 diventa’ l’obbiettivo per poter cambiare pagina e finire in bellezza. So che passando indenne questa mezz’ora arrivero’ al 38/39 dove vieni risucchiato dall’orbita gravitazionale del traguardo che alleggerisce le gambe e libera la mente. Sbagliato fare programmi, il 35 arriva , mi avvento sui bicchieri come un alcolista in astinenza… un bicchiere di Sali , due, uno di coca cola e tiro su una bottiglietta d’acqua. Un po’ me la tiro in testa … un po’ bevo ancora. Purtroppo mi scordo di non essere un cammello e la ripartenza e’ pesantissima, elimino in maniera poco educata i liquidi in eccesso ma le gambe si sono piantate, mi gira la testa. So bene cosa sta’ succedendo, e’ la parte razionale di me che mi vede bene in riva al mare a gustarmi uno spritz piuttosto che qua in mutande tutto sudato, quella stessa parte che sta cercando un pretesto per porre fine alla sofferenza… e io glie lo sto fornendo. Nel giro di 200 mt passo dal mio possibile miglior risultato in maratona ad avere come obbiettivo portarla a casa senza stare male. Alterno la camminata alla corsa ma di ripartire decisi non se ne parla. Passo un quarto d’ora cosi’, con la fortuna di essere abbastanza distante dal concomitante raduno di Comunione e Liberazione ( avrei rischiato la scomunica) fino a quando non vengo superato al 38esimo km dai palloncini delle 3h e 45. La scoppola e’ pesante ma anziche’ deprimermi vengo preso da un moto d’orgoglio. Cerco di tenerli a vista, non ci riesco ma almeno ho ripreso a correre con continuita’. 39,40… siamo in citta’ le energie tornano cosi’ come sapevo sarebbe successo anche se ormai e’ andata. Al 41esimo un drittone annuncia l’arco di augusto, la’ ci sono i miei bambini, la’ c’e’ l’arrivo. Do un’occhiata al garmin che segna 4,40 al km a riprova per l’ennesima volta che le gambe senza la testa non vanno da nessuna parte. Porto a casa un verdetto sportivo che non e’ quello sperato ma che vale quello di altre maratone, porto a casa un bel week end con la mia famiglia e quella di Michele, porto a casa un arrivo in parata affiancato dai miei bambini e da mia moglie fra l’applauso della folla (immagino piu’ per i bambini e per la moglie che per come fossi conciato io), porto a casa serenamente una rinnovata passione per quel viaggio chiamato maratona.

 

Stefano Masatti

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