20^ Maratona di Reggio Emilia
Mai avevo affrontato una maratona a metà dicembre, la partecipazione era nata dalla concomitante scelta dei colleghi d’ufficio insieme all’opportunità di collegarsi con l’iniziativa sponsorizzata dalla società. Pertanto, dopo i fasti della Maratona di Berlino, preparata e corsa, pur senza raggiungere l’obiettivo prefissato la Maratonina di Busto Arsizio, ecco che ripongo nuovamente l’attenzione sulla distanza intera e, abbandonato il programma di allenamento di Felice, mi concentro su quanto manca in quello preparato da Guido. Ad entrambi vanno chiaramente i miei personali ringraziamenti.
Veniamo alla preparazione della gara di cui tutti mi avevano già detto un gran bene per clima ed organizzazione, messo in guardia per le asperità del percorso ma anche galvanizzato per i tanti miglioramenti cui si assiste anche in questa competizione. Io allora, facendo tesoro del recente passato, ripropongo lo schema di gara trascritto su di una fascetta da mettere al polso, ma, questa volta, la difficoltà sta nei tempi da scriverci sopra. Cerco così di conciliare la progressione, che generalmente cerco di dare alle mie maratone, con l’altimetria del percorso. Ecco così che, nelle ultime sere, preparo con attenzione lo schema da seguire che espongo di seguito:
Salutati pertanto colleghi ed Euroatleti mi schiero in seconda griglia ed aspetto la partenza, non fa troppo freddo ed il tempo leggermente coperto ha scongiurato la nebbia fitta della sera precedente. I minuti scorrono veloci tra annunci, presentazioni, fanfara dei bersaglieri, inno di Mameli e passaggio del tricolore. Alle 9:00 il via!
Primo giro di lancio nel centro storico di 3km, le strade non sono enormi, ma sono abbastanza avanti per non rimanere imbottigliato, cerco lestamente di superare il gruppo dei pacer delle 3 ore 3 30 prima che mi faccia troppo da tappo e proseguo ad un andatura leggermente più veloce di quella pianificata. Ripassati dalla partenza imbocchiamo le vie che portano verso le frazioni di campagna, forse galvanizzato dalle strade più rettilinee, il gruppo sembra quasi accelerare, ma io cerco di non farmi trascinare e continuo con il mio ritmo. Mi rendo subito conto però, che questo lungo tratto pur in leggera salita, e molto corribile e quindi continuo a correre di buon grado con un ritmo più veloce di quello pianificato, intorno a 4:45/km.
Così facendo comincio a cumulare vantaggio rispetto al piano atteso, passo ai 5km in 23:40, ai 10km a 47:30, ai 15km in 1:11:23 più di un minuto prima del previsto e la parte iniziale di salita sta per finire e già verso la fine del 17° chilometro si può cambiare ritmo. Anche in discesa riesco ad abbassare di qualche secondo in alcuni tratti. Alla mezza infatti transito in 1:39:51 al posto del pianificato 1:41:17, al 25° chilometro, e cioè alla fine del primo tratto di discesa transito in 1:57:42, 1:35 meglio del previsto.
I maratoneti esperti sanno però che fare meglio del tempo atteso nella prima parte di gara, spesso è un po’ come lo specchietto per le allodole, che nasconde, anzi forse prepara, un finale ricco di difficoltà. Questa volta però sono sicuro che non sia un azzardo, mi sento bene e sicuro. Sono peraltro conscio di aver programmato un finale di gara veloce che sarà un successo riuscire a realizzare e nel quale difficilmente potrò recuperare minuti.
Mi godo comunque la bella campagna circostante, anche se il percorso è insidioso, di tanto in tanto ai lunghi rettilinei segue qualche curva secca, ed anche il fondo stradale è ricco di avvallamenti per cui conviene porre tutta l’attenzione possibile nel condurre un appoggio sicuro e non troppo in pendenza.
Mi aspetta l’ultimo lungo tratto di salita ora, lo affronto con decisione pur senza strafare, mi accorgo che è più difficile di quanto avevo pronosticato, ma non mi sento stanco, ho programmato l’andatura valutando delle andature e può benissimo essere che la realtà del percorso sia un po’ differente. Lascio pertanto per strada qualche secondo, salendo tra i 4:50 ed i 4:57, ma ormai il tratto sta per terminare.
Arriva quindi la discesa, mi aspettavo due chilometri veloci ed infatti infilo il primo a 4:31, ma il successivo, invece, dopo la discesa iniziale, presenta una nuova ripida salita, prima di riprendere a scendere e non posso fare meglio di 4:40. Sono al 30° chilometro, che raggiungo in 2:21:39, erano 2:22:26 a Berlino, mentre il mio piano gara prevedeva 2:23 esatti. Il 30° chilometro è sempre anche un punto di primi bilanci, rispettando infatti tempi successivi comincio a pensare alla possibilità concreta di scendere sotto 3:18, rispetto al piano atteso di 3:19:10, ma certo la gara è ancora lunga. Quel che è certo è che ormai da alcuni chilometri ho la netta sensazione di correre più velocemente della media del gruppo che mi circonda e comincio a fissare via via obiettivi da raggiungere, anche per tener viva l’attenzione. Sono fiducioso però, sto bene ed anche un leggero indurimento del quadricipite destro mi sembra ormai passato, non ho nemmeno quella sensazione di aver bisogno di integrare energie che di solito arriva con l’avvicinarsi del 35° chilometro.
Sono ormai al 35° chilometro, terminato quindi il tratto che avevo qualificato come pianeggiante mi aspetta ora fino alla fine un lungo falsopiano prevalentemente discendente che dovrei correre a 4:35/km per mantenere il margine di 1:15-1:20 sul tempo pianificato. Prima di proseguire però è necessario chiarire che il percorso di gara è in realtà con continuo alternarsi di tratti discendenti alternati con tratti ascendenti che mettono in qualche caso a dura prova, come il sottopasso che scandisce il finire del 36° chilometro con l’inizio del 37°, come fare a mantenere il ritmo programmato a 4:35 con una salita come quella? La risposta è che non si può, limito i danni a 4:39 per quel tratto e mi sembra già di aver compiuto un’impresa!
Siamo ormai all’interno di un parco alle porte della città, meravigliosi alberi ed una stradina sinuosa che tra saliscendi di pendenza varia conduce dolcemente verso il 40° chilometro. In questo tratto raggiungo un atleta del Monza Marathon Team, lo supero, ma dopo poco è di nuovo davanti, lo affianco nuovamente e riparte di nuovo. Si innesca quindi un gioco durante il quale teniamo viva l’andatura, ciascuno dei due si aspetta che l’altro reagisca e mantenga il ritmo ed infatti superiamo ancora un sacco di gente.
Al 40° sto bene, ormai è la fine, non mi fermo neanche per l’acqua non ce n’è bisogno, il margine è tornato al massimo livello a 1:35, passo infatti in 3:07:31 e ci sono ancora 2 chilometri per dare tutto e cercare un tempo ancora migliore del previsto.
Mi lancio allora come posso, il mio socio del MTM si è probabilmente attardato al ristoro, proseguo da solo e, malgrado ormai si sia praticamente in piano realizzo il mio miglior chilometro in 4:29. Ma ne ho ancora, poco dopo vedo Gianni Folli che mi chiama per nome e mi incita, accelero ancora, le gambe seguono e non c’è alcun accenno di crampi al cambio di passo, sono a 4:22/km, vedo mia moglie sulla destra e mi appresto alla volta degli ultimi 200 metri per chiudere la gara in 3:17:18, con il nuovo personale.
E’ l’ultima gara dell’anno per me, ora un po’ di riposo per qualche giorno, anche questo 2015 è stato ricco di soddisfazioni, 29 gare, tanti allenamenti, tanti chilometri, tanti compagni di strada. Un’esperienza meravigliosa a Berlino, alla Monza-Resegone ma le gare sono tutte belle se corse con voglia e con passione.
Per il 2016 non so, mi piacerebbe fare forse anche troppe cose, la sensazione che ho però, infortuni permettendo, e che anche questo record personale di Reggio Emilia, come quello di Berlino poco più di due mesi fa, si possano ancora migliorare, vedremo se sarà già alla prossima volta a Treviso il 6 marzo 2016, oppure in un’altra occasione.
Ringrazio infine per la pazienza di chi ha retto alla lettura fino alla fine di questa e delle altre cronache con le quali spero di non aver troppo abusato quest’anno.
Ringrazio questa fantastica società per tutte le cose che riusciamo a fare insieme, e coloro che più di altri la animano con impegno ed iniziative. Auguro infine a tutti di cuore, specie coloro che magari non stanno più correndo per qualche acciacco, un sereno Natale.
Marco Mariani